ANESTESIA (LOCALE O GENERALE): E SE SCATTA UN TIMORE ECCESSIVO?

C’è chi ha paura di non risvegliarsi da questo profondo sonno indotto. E chi di non tornare, fisicamente o psicologicamente, come prima. Ma cosa c’è dietro questo timore così diffuso, tanto da far evitare ad alcuni persino le più banali sedute dal dentista? Le cause psicologiche «A turbare di più è l’idea che con l’anestesia si perda il controllo della coscienza, e non sia possibile vigilare sulle proprie facoltà mentali» spiega Roberto Moroni, psicologo e psicoterapeuta. «È un’angoscia che colpisce soprattutto chi non sopporta di essere, pur momentaneamente, “in balìa” degli altri. Questi pazienti riescono a tenere a bada l’ansia solo se la loro vita scorre su binari tranquilli e prevedibili. Ciò nasconde in realtà una forte insicurezza legata a dinamiche inconsce, spesso riconducibili ai rapporti con le figure affettive di riferimento. È come se dentro di sé queste persone non riuscissero mai a fidarsi completamente degli altri, a lasciarsi andare. Quasi sempre è perché rivivono nell’abbandono sensazioni e ricordi spiacevoli. Non a caso, molto spesso, hanno paura di volare, perché anche in questo caso la loro vita è nelle mani di altri». La paura dell'anestesia si vince parlando con il medico Collegata al timore di perdere il controllo, c’è anche l’ansia che il farmaco usato per l'anestesia possa alterare in qualche modo l’equilibrio mentale. O che, durante la narcosi, si possano dire cose compromettenti. Ma c’è pure la preoccupazione di non risvegliarsi o di rimanere danneggiati fisicamente, ad esempio paralizzati. E se queste angosce sono legate alla paura della morte che è dentro ognuno di noi, l’unico rimedio per esorcizzarle è parlarne senza vergogna con il medico anestesista. «Gli specialisti oggi sono molto preparati e sensibili, anche sul piano psicologico e sanno come affrontare la situazione» prosegue Moroni. «Non ci si deve sentire in imbarazzo nel porre molte domande all’anestesista, a voler sciogliere ogni dubbio, insomma ad affrontare il problema da ogni punto di vista. Prima dell’intervento è sempre prevista una visita anestesiologica: è questo il momento più adatto per esporre i propri timori. Dal canto suo, il medico dovrà fornire risposte precise e soprattutto non dovrà mai sottovalutare la situazione. Una corretta ed efficace comunicazione permette di far prevalere la parte razionale su quella emozionale. Ed è il solo modo che esiste per gestire al meglio queste paure». Anestesia: oggi sempre più sicura Dal momento che il timore dell’anestesia è così diffuso, esiste anche un motivo reale per cui sia giustificato? «Oggi l’anestesia possono farla tutti, dal neonato all’anziano malato, e normalmente senza alcun pesante effetto collaterale» spiega Maurizio Ferrara, specialista in anestesiologia e rianimazione. «Disponiamo di farmaci affidabili che, correttamente dosati, garantiscono la perfetta riuscita di ogni intervento chirurgico. Anche il più delicato. E, soprattutto, esistono sofisticati strumenti che tengono sotto controllo la situazione». I parametri più importanti da sorvegliare durante l’anestesia Sono quelli legati alla respirazione. Di fatto un eventuale pericolo può venire da un’insufficiente ossigenazione dei tessuti. La possibilità di controllare di continuo i valori di ossigeno nel sangue è divenuta semplice e non invasiva grazie all’introduzione della pulsossimetria fin dai primi anni Ottanta. Il sistema funziona sfruttando il differente assorbimento della luce infrarossa da parte del sangue, in funzione della quantità di ossigeno presente. In pratica si applica su un dito del paziente una sorta di “ditale” collegato a un analizzatore. Questa metodica ha davvero moltiplicato la sicurezza dell’anestesia generale. Inoltre, con l’ausilio di una tecnica chiamata capnografia, si valuta anche la quantità di anidride carbonica espirata, che è l’altro parametro fondamentale della respirazione. Oggi è possibile anche monitorare la profondità del sonno durante l’anestesia generale con vari metodi. La maggior parte delle apparecchiature eseguono un monitoraggio con degli elettrodi, come avviene nell’elettroencefalogramma. Un algoritmo elabora i segnali che provengono dagli elettrodi e fornisce un numero che è un indice della profondità dell’anestesia. Gli altri controlli riguardano la funzionalità cardiaca: l’elettrocardiogramma funziona continuamente, e anche la pressione arteriosa viene misurata di frequente. Infine viene controllata la temperatura corporea con apparecchi che la rilevano all’altezza del basso esofago, così da avere una buona indicazione della temperatura interna. A questo ovviamente si unisce l’esperienza dell’anestesista, la sua capacità di valutare segni come il colore della cute e il tono muscolare. E il tutto fa sì che ben difficilmente qualcosa sfugga al controllo. Le complicanze più frequenti I rischi legati all’anestesia sono dovuti non tanto alla narcosi in sé quanto alla gravità dell’intervento e alle condizioni di salute del paziente. Non esiste quindi un rischio uguale per tutti. Dai dati della letteratura scientifica sappiamo che le complicanze più frequenti sono: nausea o vomito: 10%; mal di gola in seguito all’intubazione (solo con l’anestesia generale): 10%; difficoltà di ossigenazione per cui è necessario assistere la respirazione: 7%; cambiamenti temporanei del ritmo del cuore: 1%; confusione e disorientamento: 0,5%.  Le complicanze sono più frequenti nei soggetti che hanno già malattie importanti, nelle persone obese e negli interventi urgenti. La morte per l’anestesia è molto rara: si ritiene che ci sia un caso ogni 200.000 anestesie. Esiste poi un'altra complicanza, in ogni caso rara. Si chiama awareness, ed è la spiacevole esperienza del risveglio durante un'anestesia generale. Alcuni interventi sono più a rischio, ed il taglio cesareo rappresenta quello dove più frequentemente ciò può avvenire: dovendo conciliare le esigenze di una corretta anestesia con quelle di non nuocere al nascituro, l’anestesia viene praticata con dosaggi mediamente ridotti rispetto alla norma. Ciò può comportare, in alcuni casi, una percezione più o meno sfumata di quello che sta accadendo: in ogni caso la sensazione dolorosa è nulla.

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