PARKINSON, ESISTE UN MODO PER PREVEDERNE L’EVOLUZIONE?

Soffro della malattia di Parkinson da alcuni anni. Vorrei sapere se esistono criteri per prevedere che tipo di evoluzione avrà la patologia e quanto rapido potrà essere l’aggravamento dei sintomi. Ci sono esami o test a cui potrei sottopormi per scoprirlo?

Risponde Daniela Calandrella, neurologo, Fondazione Grigioni per il morbo di Parkinson; Centro Parkinson e Parkinsonismi, ASST Gaetano Pini - CTO, Milano ( VAI AL FORUM)

La malattia di Parkinson è principalmente un disturbo del movimento caratterizzato da sintomi motori, cioè lentezza (bradicinesia), tremore a riposo e rigidità, oltre a cambiamenti nella postura e nel cammino, ma è anche associata a una varietà di sintomi non motori in molti pazienti, compresi riduzione dell’olfatto (iposmia), stipsi, disfunzione urinaria, ipotensione ortostatica, difficoltà di memoria, deflessione del tono dell’umore, dolore e disturbi del sonno. La malattia è però sorprendentemente eterogenea per quanto riguarda l’età di esordio, la presentazione clinica, la risposta al trattamento e la progressione. Per esempio, la malattia cosiddetta «prevalentemente tremorigena» è stata associata a una progressione più lenta, mentre la forma con in primo piano instabilità posturale e difficoltà di cammino sembra avere una progressione più rapida.

Conoscere le mutazioni genetiche

È stato osservato che i pazienti che presentano all’esordio alcuni sintomi specifici (deficit cognitivo lieve, disturbo comportamentale del sonno REM, ipotensione ortostatica) peggiorano più rapidamente. Inoltre le informazioni genetiche, ottenute attraverso un semplice prelievo di sangue, stanno perfezionando la nostra comprensione della malattia e in alcuni casi forniscono indicazioni prognostiche: per esempio i pazienti portatori di mutazioni del gene GBA1 hanno spesso delle caratteristiche cliniche peculiari, quali un esordio più precoce e un’evoluzione un poco più rapida dei sintomi, sia motori che non motori. Comunque l’assenza di progressione esclude la diagnosi di Parkinson, mentre una progressione molto rapida, con la comparsa per esempio di cadute e demenza, indica una diagnosi alternativa.

Il Parkinson non è una singola entità

Queste osservazioni suggeriscono che la malattia di Parkinson potrebbe non esistere come singola entità e che la progressione varia considerevolmente da un paziente all’altro. L’evoluzione della malattia di Parkinson, cioè la prognosi, ha profonde implicazioni per i pazienti e le loro famiglie e, nonostante gli importanti progressi nella ricerca, resta una sfida, anche se la maggior parte dei pazienti convive a lungo con il Parkinson e in ottimo compenso, grazie alle terapie farmacologiche e chirurgiche.

2023-11-28T06:50:52Z dg43tfdfdgfd