LA CULTURA DEL BENESSERE STA ALIMENTANDO L'ANSIA?

"Non googlare i tuoi sintomi". Questa è una di quelle frasi che si sentono ripetere più spesso da amici e familiari, quando qualcuno sente, in un modo più eccessivo e infondato del solito, di aver contratto una malattia. Spesso internet non è infatti il luogo più adatto per cercare risposte scientifiche precise, ma soprattutto individuali, in materia di salute, e medici e psicologi, infar sconsigliano fortemente l'autoterapia. Sebbene la paura di ammalarsi possa in genere essere considerata una preoccupazione del tutto normale, nei casi in cui questa non corrisponde a una reale situazione fisica dell'organismo, ma parte invece dalla testa, dove mette radici irrazionali e monta fino a diventare una fobia incontrollabile, capace di condizionare la vita quotidiana delle persone, si parla di ipocondria: un vero e proprio disturbo della psiche. Nonostante le cause di questa condizione siano varie, e pur non trattandosi di un fenomeno nuovo (storicamente ci si è sempre occupati del proprio stato di salute), c'è chi sostiene che la crescente ossessione della società per le pratiche di benessere abbia esacerbato definitivamente quest'ansia preesistente.

La cultura del benessere alimenta l'ansia?

È del 2024 il libro di Caroline Crampton, A Body Made of Glass: A History of Hypochondria, che indaga la storia della paura ingiustificata di ammalarsi gravemente, anche definita health anxiety o ipocondria, in cui l'autrice sostiene che l'ascesa contemporanea della cultura del benessere abbia con molta probabilità contribuito a rendere questa fobia sempre più diffusa. Come sottolinea Dazed, uno studio del 2020 ha rilevato una crescita esponenziale dell'ansia per la salute in una percentuale di studenti in un'università statunitense: dall’8.67% nel 1985 al 15.22% nel 2017. "La cultura del benessere incoraggia le persone a considerare la propria salute come un perpetuo work in progress, e a monitorare costantemente il proprio stato d'animo. Due cose che possono aumentare l'ansia e la preoccupazione per le malattie", ha spiegato Crampton al magazine britannico. "Piuttosto che essere in grado di apprezzare la salute e le capacità di cui disponiamo, siamo incoraggiati a lottare per ottenere sempre di più, a modificare e migliorare costantemente noi stessi".

Secondo l'esperta, consumare costantemente contenuti wellness sui social media, quindi, può peggiorare l'ansia nelle persone. Una testimonianza anonima a Dazed di una persona con disturbo ossessivo-compulsivo, concentrato particolarmente nei confronti della sua salute, recita: "Pensavo di stare aiutando me stessa, ma in realtà tutto quello che stavo facendo era spendere sempre più soldi nell'industria del benessere, e sprecare il mio tempo online invece di utilizzarlo per fare cose che davvero mi potessero fare sentire bene".

In generale, il benessere dovrebbe essere pensato per migliorare la nostra salute, ma mentre l'industria continua a crescere e a prosperare, l'ossessione per lo "stare bene" potrebbe stare in realtà facendoci preoccupare più del normale. Veniamo incoraggiati a sorvegliare noi stessi costantemente, con nuove tecnologie che ci permettono di registrare quanti passi facciamo, quante calorie bruciamo, quante ore dormiamo e a che velocità battono i nostri cuori. Siamo costantemente esposti a un numero infinito di videoclip che ci consigliano integratori e vitamine, a milioni di format come "Cosa mangio in un giorno" su TikTok (e che, siccome usufruibili pubblicamente da chiunque, ad alto potenziale nocivo), a infiniti podcast sulla nutrizione e a consigli di personal trainer, i quali spesso però producono l'effetto opposto dell'obiettivo per cui prodigano di stare agendo. La ragazza intervistata ha raccontato infatti di come si autoinfliggeva punizioni picchiandosi, ogni qualvolta non riusciva ad attenersi alle rigide routine e diete promosse dagli influencer del benessere. Ogni volta in cui non riusciva a soddisfare i parametri stabiliti, a montare era un sentimento fortissimo di ansia incontrollata: "Era un circolo vizioso. Penso che l'industria del benessere ti venda una cura magica che ti fa solo stare ancora peggio", ha commentato.

Preoccuparsi della propria salute non è irrazionale, soprattutto ai giorni nostri, in un momento cui la sanità sta diventando sempre più precaria, esclusiva ed elitaria, con il pubblico che non offre soluzioni adeguate e il privato che non ne propone di accessibili (rendendo così la salute una cosa per ricchi). Con la cultura del benessere, inoltre, essere in salute non significa più solamente non essere malati, ma diventa un progetto costante su cui si è incentivati a lavorare in continuazione. L'analisi della studiosa sottolinea quindi come il mercato del wellness è sempre più determinato a guadagnare sulle ansie dei suoi consumatori non con il fine ultimo di aiutarli, ma di ricavarci profitto, vendendo "soluzioni" che tali però non sono. "Un medico che ho intervistato ha descritto molte informazioni e rimedi sul benessere come medicina del 1750 e vedo molti paralleli tra gli integratori, le diete e i regimi che vengono promossi oggi con la medicina ciarlatana del passato", ha affermato ancora Crampton.

Come smettere di ossessionarsi per la propria salute?

Imputare a un individuo la responsabilità di trovare delle soluzioni a problemi così strutturali derivati dal contesto socio-economico in cui questo è inserito non porterà di certo a un'eliminazione definitiva di tali problemi. Esistono però delle strategie con cui cercare di vivere al meglio nella situazione in cui ci si trova. La stessa Crampton, che soffre di ipocondria, sottolinea che per gli chi ha lo stesso disturbo sono disponibili cure accessibili e che ci sono misure che le persone possono intraprendere per evitare di cadere in una spirale di pensieri negativi. A livello personale, lei dichiara: "So che devo stare molto attenta agli account che seguo, perché se vedo troppi contenuti sul benessere sono incline a cadere in schemi di pensiero ansiosi da cui ho faticato duramente per allontanarmi. Il solo fatto di avere a disposizione così tante informazioni sulla salute, molte delle quali non basate sull'evidenza, può far sì che la nostra mente si soffermi su aspetti del nostro corpo a cui altrimenti non penseremmo molto spesso".

2024-07-18T10:31:49Z dg43tfdfdgfd