L'AGRICOLTURA INTENSIVA STA ALIMENTANDO UNA "PANDEMIA SILENZIOSA": ECCO COSA POSSIAMO FARE

Mentre il mondo si riprende dal Covid e l'influenza aviaria decima gli uccelli selvatici e d'allevamento, il legame tra produzione alimentare e rischio di pandemia non è mai stato più palese.

Dalle zoonosi (quelle trasmesse tra animali e uomo, attraverso il contatto diretto o indiretto) alla resistenza antimicrobica (AMR), i nostri sistemi alimentari industriali stanno creando un terreno fertile per virus e batteri.

Molti degli attuali virus preoccupanti, come l'influenza aviaria, vengono esacerbati dall'allevamento intensivo e dalle condizioni anguste in cui gli animali sono tenuti.

In che modo il nostro attuale sistema alimentare aumenta la probabilità di un'altra pandemia? E cosa si può fare per ridurre il rischio?

Resistenza antimicrobica: la "pandemia silenziosa"

Spesso definita "la pandemia silenziosa", secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), la resistenza antimicrobica si verifica quando batteri, virus, funghi e parassiti si evolvono per resistere agli antibiotici usati per curarli. 

Questa resistenza rende le malattie molto più difficili da trattare e aumenta il rischio della loro diffusione.

La resistenza antimicrobica può verificarsi quando gli antibiotici vengono utilizzati in modo eccessivo, poiché i batteri che sviluppano resistenza sono in grado di moltiplicarsi. 

Anche la somministrazione di antibiotici a basse dosi può portare alla resistenza antimicrobica, poiché i batteri trattati non vengono distrutti e possono continuare a sviluppare resistenza.

"Se alcuni dei batteri hanno sviluppato resistenza - spiega Cóilín Nunan, consulente scientifico presso l'Alliance to Save Our Antibiotics - allora questi batteri non sono influenzati dall'antibiotico e possono continuare a proliferare, diffondendosi da uomo a uomo, da animale a animale o da animale a uomo”.

Come vengono utilizzati gli antibiotici in agricoltura?

Il primo antibiotico, la penicillina, fu scoperto da Alexander Fleming nel 1928: nel suo discorso per il premio Nobel del 1945, Fleming avvertì dei rischi della somministrazione a basse dosi del farmaco. 

Solo quattro anni dopo, l'uso di antibiotici è aumentato: gli antibiotici sono stati utilizzati su vasta scala per prevenire le malattie negli animali sani, spesso a causa della scarsa igiene e del sovraffollamento.

Sebbene l'Ue abbia vietato l'uso di antibiotici per promuovere la crescita nel 2006, si stima che il 66% di tutti gli antibiotici utilizzati sia ancora somministrato agli animali da allevamento, non agli esseri umani.

In che modo gli antibiotici negli allevamenti intensivi influiscono sulla salute?

"Quando gli animali vengono nutriti con antibiotici, alcuni batteri possono sviluppare resistenza e finire con batteri resistenti nelle loro viscere - spiega Cóilín - epoi al macello alcuni dei batteri finiranno per contaminare la carcassa, e quando quella carne viene maneggiata o mangiata poco cotta, qualsiasi batterio ancora vivo può diffondersi agli esseri umani e alla fine causare infezioni resistenti".

Sebbene questa sia una forma di trasmissione abbastanza diretta, i batteri possono anche entrare nel sistema alimentare in modi differenti. 

Gli animali da allevamento espellono gli antibiotici attraverso la loro urina, che poi finisce nel liquame e nel letame: questo letame viene poi sparso sui terreni agricoli, per aiutare a fertilizzare i raccolti, "così puoi ritrovarti con batteri resistenti sui raccolti, parte dei quali vengono consumati crudi", afferma Cóilín.

Grazie alla pressione di gruppi come The Alliance to Save Our Antibiotics, però, il cambiamento sta iniziando a prendere piede. 

Nel gennaio 2022, l'Ue ha vietato tutte le forme di uso di antibiotici di routine negli allevamenti, compresi i trattamenti di gruppo preventivi. 

È stato inoltre vietato l'uso di antibiotici per compensare il cattivo allevamento o la scarsa igiene.

Nel Regno Unito, una legislazione simile è attualmente in divenire: sebbene il governo del Regno Unito stia pianificando di adottare molte delle stesse leggi dell'Ue, si teme che alcuni aspetti chiave vengano tralasciati.

La buona notizia è che l'uso di antibiotici negli allevamenti del Regno Unito è diminuito del 55% dal 2014, sebbene l'uso di antibiotici nell'acquacoltura sia tristemente in aumento.

Cosa deve cambiare?

In definitiva, afferma Cóilín, una migliore zootecnia è la soluzione all'eccessiva dipendenza dell'agricoltura dagli antibiotici.

"C'è un'ampia gamma di miglioramenti che potrebbero essere apportati, come abbassare le densità di allevamento per metro quadrato, dare più spazio agli animali, migliorare l'igiene e svezzare i suinetti quando sono un po' più grandi”.

Attualmente, si prevede che l'AMR causerà 10 milioni di morti all'anno entro il 2050.

E per quanto riguarda le malattie zoonotiche?

Quasi tutte le recenti pandemie sono state causate da zoonosi, spiega Melissa Leach, direttrice dell'Institute of Development Studies.

La distruzione degli habitat selvaggi e la perdita di biodiversità possono portare gli animali a invadere gli spazi umani per trovare cibo o riparo.

Nelle giuste circostanze, ciò può portare alla trasmissione diretta di virus dalla fauna selvatica all'uomo.

Con la biodiversità globale che precipita a un ritmo allarmante - c'è stato un calo del 69% delle popolazioni di specie dal 1970, secondo il Living Planet Report 2022 del WWF - la situazione è destinata a peggiorare, a meno che gli habitat non vengano ripristinati.

Sistemi zootecnici industriali

Forse uno dei maggiori vettori di malattie è l'attuale sistema di allevamento: il modo in cui gli animali sono stipati insieme, spesso con poco spazio individuale e scarsa circolazione dell'aria, rende gli allevamenti intensivi un terreno fertile perfetto per le malattie.

Eventuali malattie rischiano di estendersi ai lavoratori agricoli e possono diffondersi alla fauna selvatica nei mercati locali, prima di tornare alle popolazioni umane.

Rotte commerciali

Mentre gli allevamenti intensivi possono fungere da terreno fertile per i patogeni, le rotte del commercio alimentare possono diffonderli rapidamente in tutto il mondo. 

Le rotte commerciali si verificano spesso su distanze molto lunghe, con animali confinati in spazi ristretti.

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