LA GINNASTICA IDEALE PER IL CERVELLO

Dimenticare dove si sono appoggiate le chiavi e non ritrovarle non è un segnale preoccupante. Come pure scordarsi se si ha chiuso la porta d'entrata di casa o dove si è parcheggiata l'auto la sera precedente (ovviamente se non si ha un garage!). Perdersi queste informazioni dalla nostra memoria è molto più comune di quello che possiate pensare, dunque, non spaventatevi. Certo a tutti noi non piace pensare che il nostro cervello peggiori con l'età. E tanto meno che la nostra preziosa memoria che ci mette in contatto con il nostro passato, con i nostri sensi e i nostri ricordi, e ci permette di raccontare storie con dettagli accedendo a un vocabolario più o meno ricco di termini, si stia perdendo per strada. Ma, tranquilli c'è modo di intervenire.

«Il cervello è plastico e risponde agli stimoli che riceve dall'esterno. Imparare sempre, essere curiosi, è il modo migliore per mantenerlo giovane», sostiene Michela Matteoli, biologa, direttrice del Programma di Neuroscienze presso l'IRCSS Humanitas, oltre che professoressa di Farmacologia all'Humanitas University di Milano. Lei che vanta anche due saggi sull'argomento - il primo Il Talento del cervello, 10 lezioni facili di neuroscienze e il secondo, appena arrivato in libreria, La fioritura dei neuroni. Come far sbocciare la nostra intelligenza per tutta la vita (entrambi editi da Sonzogno) dove emergono le strategie che ciascuno può adottare per potenziare e preservare nel tempo le funzioni cognitive - ci spiega che «durante l'invecchiamento il cervello va incontro a una riduzione del numero di neuroni e di sinapsi, le strutture che consentono il passaggio di informazioni da una cellula all'altra».

I neuroni iniziano a morire a un ritmo incessante già a partire dai trent'anni ed è difficile autoripararli, ma possiamo avere un cervello in forma fino a tarda età. Ovvero, «possiamo ridurre il più possibile il declino. Già il fatto di costruire nel corso della nostra vita una riserva cognitiva attraverso lo studio, la lettura, l'interesse per quello che ci circonda, consente di dilazionare il rischio. Non è mai troppo presto per iniziare e non è mai troppo tardi per continuare a farlo». Perché il nostro cervello è un organo che funziona come un muscolo che deve essere tenuto allenato. Un po' come un bicipite che non fatica a sollevare le borse della spesa se abbiamo fatto la ginnastica adeguata. La stimolazione è, dunque, fondamentale.

«Sappiamo che nel cervello umano esistono nicchie di neurogenesi, regioni dove continuano a nascere neuroni, anche dopo che la formazione del cervello è completata», prosegue Matteoli. «Se queste nicchie si mantengano attive fino alla vecchiaia o meno è un tema ancora dibattuto nella comunità scientifica, ma le possibilità che questo avvenga sono alte. Un cervello in forma è come un giardino ben innaffiato, ripulito e curato: le possibilità che nascano nuove piante anche durante l'inverno della nostra vita è più alta. E comunque, è sempre possibile continuare a costrui­re ponti tra le cellule nervose: le sinapsi, i collegamenti. Sono proprio queste connessioni a strutturare la nostra intelligenza, a consentirci di vedere sbocciare idee e pensieri anche se i capelli si sono ingrigiti e le rughe si sono fatte evidenti».

Per innaffiare questo giardino occorrono stimolazione mentale, movimento, corretta alimentazione, vita sociale, relax e sonno, i pilastri ormai consacrati da chiunque si occupi di longevità. Bisogna lavorare, non c'è niente di passivo. Bisogna pure fare i compiti. Anche e soprattutto per tenere viva la memoria, dove si depositano i nostri ricordi, dove conserviamo le nostre esperienze anche sensoriali, dove archiviamo ciò che viviamo, vediamo, percepiamo, sentiamo intorno a noi.

La memoria è «un grande magazzino a scomparti: i principali sono quelli a breve e lungo termine», spiega Emanuela Marchetti psicologa esperta di potenziamento cognitivo. E per capirci la Marchetti fa un parallelismo con il computer: «La memoria a breve termine è la ram, veloce, capace di accendersi in fretta, di cercar file, di navigare tra i documenti, di scrivere. Mentre quella a lungo termine è il nostro archivio, cristallizzato. E il loro funzionamento è molto differente: se non salvo i documenti, li perdo. Ovvero se non faccio un passaggio di apprendimento e di deposito nella memoria a lungo termine, alla sera quando spengo il computer, ovvero quando vado a dormire, si verifica un fenomeno naturale che si chiama oblio e che cancella tutto. Viceversa, se archivio l'esperienza, questa entra nella memoria autobiografica, quella che ci permette di collocare nello spazio e nel tempo chi siamo e cosa abbiamo fatto, la nostra identità». Oltre alle due macroaree, caso a parte è riservato alla memoria procedurale: quella, tanto per capirci, che ci permette di andare in bici anche dopo mesi che non la usiamo o allacciarci le stringhe anche se stiamo parlando con qualcuno. Eseguire compiti in maniera automatica e persino multitasking. Ma queste sono operazioni diverse rispetto al chiudere la porta di casa al mattino quando usciamo.

«L'attenzione è il pilastro della memoria. Se mentre chiudo la porta di casa sto pensando ai figli da andare a prendere a scuola o alla riunione di lavoro che mi aspetta e faccio quel gesto in maniera automatica, non lo ricorderò. Viceversa, se aggiungo a quell'azione un'altra, ad esempio, alzo una gamba o pronuncio il gesto ad alta voce, faccio cioè qualcosa di strano e paradossale, non lo dimenticherò», ci spiega raccontandoci che lei è una ex smemorata, la miglior testimonial dei suoi esercizi. Per potenziare questa attenzione, ci sono infatti training cognitivi. Corsi per la memoria, perché se non la usi la perdi. «Io l'ho chiamata Brain Gym, una sorta di protocollo per andare a toccare aree cognitive specifiche con determinati stimoli ed esercizi». Un training che Marchetti "somministra" in gruppo o singolarmente. «Vengono da me studenti che vogliono migliorare il loro metodo di studio, manager che desiderano incrementare la loro attenzione e ovviamente molte persone anziane». Non c'è limite: il potenziamento cognitivo va bene a ogni età, ovviamente deve essere targettizzato. Perché non c'è una ricetta uguale per tutti. «In classe ho persino un 92enne che ha sempre voglia di rimettersi in gioco: un esempio per tutti, che mi commuove perché dimostra quanto desiderio abbia ancora di imparare e mordere la vita».

Nei suoi corsi (che tiene in presenza e online, info: emanuelamarchetti.com) Marchetti insegna esercizi che poi si possono ripetere da soli a casa. «Di solito parto con due-tre vignette umoristiche, cerco di mettere di buonumore: due risate sono il modo giusto per predisporre la classe. Poi passo a esercizi per stimolare l'attenzione. Dopo tocca alla memoria prospettica: ricordare gli appuntamenti, le visite, senza usare lo smartphone. La tecnologia ha un impatto duplice sulla memoria: da un lato ci semplifica la vita e può essere un valido supporto per la memoria, dall'altro ci rende dipendenti, indebolendo la nostra capacità di ricordare autonomamente». Poi tocca agli allenamenti per fortificare la parte verbale. «Qui chiedo termini che iniziano o finiscono con una certa sillaba, che rispondano a condizioni sintattiche che variano ogni volta. Ad esempio, faccio mettere in ordine alfabetico o per lunghezza un tot di parole. Insomma, stresso il vocabolario. Poi stimolo la memoria spaziale per mantenere attivo l'ippocampo: chiedo di orientarsi senza GPS o fare prove che richiedano visualizzazione mentale di mappe. E infine vado a potenziare l'organizzazione e la pianificazione, con compiti come ricombinare testi su base temporale o immaginare un viaggio di gruppo prevedendo tutti i possibili intoppi e problematiche. E da ultimo la logica numerica facendo test su cifre, come ricordare sequenze numeriche e alfanumeriche, oppure griglie logiche».

Dunque, per mantenere viva la nostra memoria occorrono esercizi, tanti e diversi. Che possono anche tradursi in compiti a casa. Ciò non significa certo che diventeremo tutti felici centenari capaci di intrattenere discorsi come Rita Levi-Montalcini, che non smise mai di parlare in pubblico di neuroscien­ze fino a 103 anni. Ma «la commissione Lancet nel 2024 sulla salute mentale ha identificato 14 fattori potenzialmente modificabili - tra cui riserva cognitiva, dieta, mobilità, controllo obesità, evitare fumo, attività fisica - che potrebbero prevenire il 45% dei casi di demenza» conclude Matteoli. «E non è poco».

Le foto di questo articolo fanno parte del progetto No Memory is Ever Alone della fotografa canadese Catherine Panebianco che crea immagini in cui inserisce diapositive, realizzate da suo padre da giovane, sovrapponendole ai paesaggi della sua quotidianità odierna a Jamestown, New York. Propone, così, una continuità tangibile ed emotiva tra passato e presente. Un omaggio a foto che evocano ciò che abbiamo vissuto e alla memoria che struttura la nostra identità e i nostri legami, perché nessun ricordo è mai solo (catherinepanebianco.com).

2025-01-13T08:08:17Z